OSSERVAZIONI POSSIBILI SU UN SECOLO DI POESIA (pag. 85)
... anche l'oggetto del poetare era precipitato in una crisi profonda. Si potrebbe sostenere che la poesia del Novecento afferma criticamente la sua diversità elevando a oggetto proprio la crisi del suo oggetto, la crisi della realtà. La realtà come dato non regge la presa. Diventa chiaro a ciascun vero poeta che la celebrazione del reale dato, dell'esistente, in qualsiasi forma, sia puntigliosa sia denigratoria, finisce per risultare una sorta di decorazione. Descrivere il mondo saputo è forse ancora possibile ma solo per assurdo, allucinatoriamente o per ironia. (...)
Si trattava ora di inventare ciò che l'attualità dell'animo disingannato potesse ritenere reale: dunque di elidere il reale costruito su abitudini e pregiudizi e scaduto nella insignificanza: di sostenere insomma il carico di questo rapporto mutato tra l'esistenza e la sua ideazione consueta, tra il sentire e le sue immagini sedimentate e per questo inespressive. Il problema di ristabilire un rapporto autentico tra la parola e la cosa...a questo punto si aggrava per la radicalità dell'aut-aut. Che cosa era reale in mezzo a tante appariscenze e a tanti residui di cosiddetta realtà? (...)
Realtà era piuttosto questo brancolare alla ricerca della realtà; questo disagio di fronte alla improbabilità del presente, tuttavia tragico, era, contro ogni illusione del realismo teorico, la realtà. La poesia del Novecento non solo percepì e rivelò questo momento della coscienza umana e del pensiero ma lo assunse a suo tema implicito, lo elaborò a veri gradi di intertestualità (...)
La creazione mediante il linguaggio della unica realtà ammissibile, da credere e da comunicare...fa sì che alla poesia del nostro secolo sia rimasta come impronta quella scoscesa aura ontologica che in altri tempi competeva ad altre autorità. (...)
E' un fenomeno, questo, e non un epifenomeno, da considerare con ogni riguardo, analogicamente all'altro della centralità del tutto imprevista che teologia e filosofia avrebbero attribuito nei nostri tempi alla scrittura del poeta moderno: come fonte di illuminazione e come testo di meditazione.(...)
Il Novecento è, più di ogni altro, secolo di molteplicità, simultaneità contradditorie, bizzarri sincretismi. Coesistono con parità di diritti le più strane antinomie. Si tratta più che altro di un'apparenza: infatti i modi di questa varietà prendono valore non in sé ma dal gioco delle contrapposizioni: e nell'insieme dicono qualcosa del n ostro tempo. (...)
La volontà di significare non sempre coincide con la attuale potenza significativa (...)
Anche l'interpretazione precede l'azione - qui sta il sale della provocatio.
Si disquiusisce molto sulla poesia e in specie su quella del Novecento. Io la poesia la sento come mi viene, non influenzato da metodi, correnti o mode. La poesia è come acqua viva che sgorga dalla nostra fonte e si raccoglie nel nostro infinito mare.
RispondiEliminaRitengo che dissertazioni ed analisi varie, competano più ai posteri che a noi contemporanei.
Cesare