GABRIELE NISSIM


Gabriele Nissim

Gabriele Nissim giornalista e saggista, è presidente del Comitato per la Foresta dei Giusti - Gariwo che ricerca in tutto il mondo i Giusti di tutti i genocidi. Si è sempre occupato della realtà culturale e politica dell'Europa orientale. Nel 1982 ha fondato «l'Ottavo Giorno», rivista italiana dedicata ai temi del dissenso nei paesi dell'est europeo. Ha realizzato, inoltre, numerosi documentari per le reti televisive di Canale 5 e della Svizzera Italiana sull'opposizione clandestina al comunismo, sui problemi del post-comunismo e sulla condizione ebraica nell'Est.

Ha lavorato per i periodici Panorama e Il Mondo e per i quotidiani «Il Giornale» e «Corriere della Sera», «Il Sole 24Ore» Nissim ha ricevuto numerosi premi internazionali. Il 6 novembre 1998 è stato nominato dalla Sobranie (il parlamento di Sofia) cavaliere di Madera, la massima onorificenza culturale bulgara, per la scoperta di Dimitar Peshev, il salvatore degli ebrei bulgari. Nel 2003 ha vinto il premio della critica Ilaria Alpi per il documentario televisivo, Il giudice dei Giusti, scritto da lui stesso e da Emanuela Audisio e diretto da Enrico Marchese. Il 2 dicembre 2007 ha ricevuto una menzione speciale dalla regione Lombardia per la sua attività per la pace e sul tema dei Giusti.

È stato artefice della costruzione del museo dedicato ai Peshev a Kustendil in Bulgaria nel 2001, ha promosso la costruzione del "Giardino per i giusti di tutti i genocidi" nella città di Milano, ha realizzato, sempre nella città lombarda, nel parco Valsesia, il primo parco italiano dedicato alle vittime del gulag nel 2004 e poi a Levashovo nei pressi di San Pietroburgo il 29 giugno del 2007 ha inaugurato il memoriale dedicato alle mille vittime italiane del totalitarismo sovietico. È stato promotore di grandi convegni internazionali sul tema dei Giusti, di cui ricordiamo il convegno del 2000 all’Università di Padova dedicato ai Giusti per gli ebrei e per gli armeni, il convegno del 2004 a Milano sulla resistenza morale al totalitarismo ed il convegno del 2007 sui Giusti a Bologna.

 

Tra le sue pubblicazioni ricordiamo:

·         Storie di uomini Giusti nel gulag , AA.VV., introduzione di Gabriele Nissim, Bruno Mondadori, 2000;

·         Ebrei invisibili. I sopravvissuti dell’Europa orientale dal comunismo ad oggi (con Gabriele Eschenazi) Mondadori, Milano 1995;

·         L’uomo che fermò Hitler. La storia di Dimitar Peshev che salvò gli ebrei di una nazione intera, Mondadori, Milano 1998;

·         Il tribunale del bene. La storia di Moshe Bejski, l’uomo che creò il Giardino dei Giusti, Mondadori, Milano 2003 (ora nella collezione Oscar;

·         Una bambina contro Stalin. L’italiana che lottò per la verità su suo padre, Mondadori, Milano, 2007;

·         La bontà insensata. Il segreto degli uomini giusti, Mondadori, Milano 2011.


Nissim spiega la "bontà insensata"
«È la bontà dell'uomo per un altro uomo, una bontà senza testimoni, piccola, senza grandi teorie. La bontà insensata, potremmo chiamarla...»". Questa frase di Vasilij Grossman è riportata nella copertina dell'ultimo libro di Gabriele Nissim La bontà insensata - Il segreto degli uomini giusti, che verrà presentato a Thiene questa sera alle 20.30 nella sala riunioni della biblioteca civica a palazzo Cornaggia.
Nissim, giornalista e saggista, che nel 1982 ha fondato l'Ottavo Giorno, rivista italiana sul tema del dissenso nei Paesi dell'Est europeo, ed è presidente del comitato per la Foresta dei Giusti di Milano, nella sua opera edita da Mondadori proprio in questi giorni, invita a rileggere i grandi pensatori del Novecento che si sono interrogati sul bene possibile nelle situazioni estreme, cercando di individuare, all'interno di tanti racconti, quale sia stata di volta in volta la molla che ha spinto i protagonisti a gesti di bontà apparentemente insensata.
Un esercizio di memoria che l'autore spera possa dare avvio a una sorta di staffetta della responsabilità morale che si tramandi di generazione in generazione.
«Perché i giusti - conclude Nissen - ci insegnano a vivere la nostra quotidianità con il piacere di venire in soccorso del più debole, di avere il coraggio di pensare da soli, di non mentire a noi stessi, di saper mettersi al posto degli altri. Per sentirsi meglio con se stessi».
La serata, a ingresso libero, rientra tra le iniziative thienesi 'Le porte della memoria 2011'.


Maria Porra

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Quei «Giusti» di cui far memoria consapevoli della nostra fragilità
Si discute se la dignità abbia un prezzo. Per la ragione che essa è uscita attualizzata e fresca proprio dai tempi della sua negazione .La dignità, maciullata nei lager e nei gulag, è stata rianimata e richiamata nelle patrie democratiche dalla comunità mondiale.
La dignità, spiega il prof. Bodei, si rinforza proprio mentre viene torturata, quando se ne riduce la libertà. La dignità è la prova del nove della libertà e viceversa, si tengono per mano, si perdono se soltanto il potere cerca di dividerle, se credono, anche per poco, di sopravvivere e desistere l’una senza l’altra. E con la perdita della dignità si annulla la stessa qualità democratica del potere.
La dignità non ha prezzo e pare un’affermazione scontata. Invece, nel corso della storia, la dignità è stata venduta e comprata, messa formalmente in testi in cui la si considerava definibile economicamente. Il prof. Bodei richiama la filosofia di Hobbes dove la dignità viene computata materialmente, la persona ha un prezzo. Kant, al contrario, dichiara soltanto l’uomo come fine, l’immaterialità della dignità.
Il Cristianesimo designa la presenza della dignità per concessione divina, altrimenti l’uomo non si libera del suo male. E avanza l’interpretazione «dolce» di Rousseau secondo la quale l’uomo è buono in natura e la società lo corrompe. Stupiva, di nuovo, la presenza forte e composta di un pubblico estivo, venuto avanti ad ascoltare la voce della filosofia, a consolidare, come dice la dott.Nodari, la felice consuetudine di ritrovarsi, di inspessire la trama delle relazioni umane in un tempo di dispersione e di dissipazione del meglio di sè.
In un tempo in cui l’equilibrio è terremotato, avanza la depressione, la solitudine si confonde con la libertà. E viene lasciata a se stessa proprio quella dignità desiderosa dell’ossigeno di un prossimo in pace. Si potrebbe anche affermare, guadagnando qualche sintesi dalla lezione apprezzata del prof. Remo Bodei che la dignità è la rinuncia irrevocabile di una consegna al disprezzo.
Dunque è legittimo temere il ritorno delle ombre sanguinarie, diventa prudente l’ascolto - e quasi la spia - dei segni senza senso che preludono alla rottura del patto sociale e primariamente aprono la diga che affossa la dignità e la libertà, inondandole isole delle antiche utopie di violenze crescenti e di lezzi insopportabili. Non possiamo abituarci al cattivo odore soltanto perché ci viene servito - e ce lo serviamo - con una frequenza costante. Ciò che è indegno, violento e illiberale non si trasforma in degno, libero e in pace in virtù di una ripetizione.
La domanda del prof. Bodei è inquietante e vera: sono tornati i demoni o non sono mai andati via? Incita a rileggere Cesare Beccaria e Pietro Verri a intestardirci sul valore assoluto della dignità rispetto a qualsiasi ragione di stato, antica, moderna o contemporanea. Si rifiuti il compromesso tra ordine di stato e libera libertà di una degna dignità. Non c’è mediazione tra tortura e diritto, tra dignità e violenza. La pace è dignità e la libertà vi si sostanzia invisibilmente.
autore: Tonino Zana

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