THOMAS ELIOT

Gli uomini vuoti

gli occhi non sono qui
qui non vi sono occhi
in questa valle di stelle morenti
in questa valle vuota
questa mascella spezzata dei nostri regni perduti

in quest'ultimo dei luoghi d'incontro
noi brancoliamo insieme
evitiamo di parlare
ammassati su questa riva del tumido fiume

privati della vista, a meno che
gli occhi non ricompaiano
come la stella perpetua
rosa di molte foglie
del regno di tramonto della morte
la speranza soltanto
degli uomini vuoti.



La Figlia Che Piange O quam te memorem virgo

Fermati sul piano più alto delle scale...
Appoggiati a un'anfora da giardino...
Tessi, tessi la luce del sole nei capelli...
Stringi i fiori contro di te con una sorpresa dolente...
Gettali per terra e voltati
Con un risentimento fuggitivo
Ma tessi, tessi la luce del sole nei capelli...
Così avrei voluto che lui partisse,
Così avrei voluto che lei si fermasse e soffrisse,
Così lui sarebbe partito
Come l'anima lascia il corpo strappato e contuso,
Come la mente abbandona il corpo di cui ha fatto uso.
Troverei
Un modo incomparabilmente lieve e agile,
Un modo che entrambi intenderemmo,
Semplice e infedele come un sorriso e una stretta di mano.
Essa si voltò, ma con la stagione autunnale
Provocò la mia immaginazione molti giorni,
Molti giorni e molte ore:
I capelli sulle braccia e le braccia piene di fiori.
E mi domando come sarebbero stati insieme!
Avrei perduto un gesto e una posa.
A volte queste riflessioni stupiscono ancora
La mezzanotte inquieta e il mezzogiorno che riposa.



Spleen

Domenica: questa processione soddisfatta
Di sicure facce domenicali;
Cuffie, cappelli di seta, consapevoli grazie
In una ripetizione che spiazza
Il tuo autocontrollo mentale
Con questa digressione ingiustificata.
La sera, le luci e il tè!
Bambini e gatti per strada;
Depressione incapace di affrontare
Questa cospirazione tetra.
E la vita, un poco calva e grigia,
Languida, schizzinosa e distaccta,
Aspetta, cappello e guanti in mano
Ricercata nell'abito e nella cravatta
(Un poco impaziente per l'indugio)
All'ingresso dell'assoluto.



Lirica

Se spazio e tempo, a detta dei saggi,
Son cose che non possono essere,
La mosca che vive un solo giorno
Vive tanto quanto noi.
Ma intanto viviamo finché possiamo,
Mentre vita e amore sono liberi,
Poiché il tempo è tempo, e fugge via,
Per quanto i saggi dissentano.
I fiori che ti mandai quando la rugiada
Tremava sul pergolato
Avvizzirono prima che l'ape volasse
A succhiare la rosa canina.
Ma intanto affrettiamoci a coglierne ancora
E non rattristiamoci a vederli languire,
E per quanto i fiori della vita siano pochi
Possano essere divini.



Mattino alla finestra

Sbattono piatti da colazione nelle cucine del seminterrato,
E lungo i marciapiedi che risuonano di passi
Scorgo anime umide di donne di servizio
Sbucare sconsolate dai cancelli che danno sulla strada.
Ondate brune di nebbia levano contro di me
Volti contorti dal fondo della strada,
Strappano a una passante con la gonna inzaccherata
Un vacuo sorriso che s'alza leggero nell'aria
E lungo il filo dei tetti svanisce.



Canzone

Quando tornammo a casa per la collina
Nessuna foglia era caduta dagli alberi;
Le dita gentili della brezza non avevano
Strappato nessuna ragnatela tremolante.
La siepe era ancora coperta di fiori,
Nessun petalo avvizzito copriva la terra;
Ma le rose selvatiche della tua ghirlanda
Erano sbiadite, e le foglie abbrunate.

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