AMELIA ROSSELLI

Da: Documento


I fiori vengono in dono e poi si dilatano
una sorveglianza acuta li silenzia
non stancarsi mai dei doni.
Il mondo è un dente strappato
non chiedetemi perché
io oggi abbia tanti anni
la pioggia è sterile.
Puntando ai semi distrutti
eri l'unione appassita che cercavo
rubare il cuore d'un altro per poi servirsene.
La speranza è un danno forse definitivo
le monete risuonano crude nel marmo
della mano.
Convincevo il mostro ad appartarsi
nelle stanze pulite d'un albergo immaginario
v'erano nei boschi piccole vipere imbalsamate.
Mi truccai a prete della poesia
ma ero morta alla vita
le viscere che si perdono
in un tafferuglio
ne muori spazzato via dalla scienza.
Il mondo è sottile e piano:
pochi elefanti vi girano, ottusi.
C'è come un dolore nella stanza, ed
è superato in parte: ma vince il peso
degli oggetti, il loro significare
peso e perdita.
C'è come un rosso nell'albero, ma è
l'arancione della base della lampada
comprata in luoghi che non voglio ricordare
perché anch'essi pesano.
Come nulla posso sapere della tua fame
precise nel volere
sono le stilizzate fontane
può ben situarsi un rovescio d'un destino
di uomini separati per obliquo rumore.



Perdonatemi, perdonatemi, perdonatemi

Perdonatemi perdonatemi perdonatemi
vi amo, vi avrei amato, vi amo
ho per voi l'amore più sorpreso
più sorpreso che si possa immaginare.


Vi amo vi venero e vi riverisco
vi ricerco in tutte le pinete
vi ritrovo in ogni cantuccio
ed è vostra le vita che ho perso.

Perdendola vi ho compreso perdendola
vi ho sorpresi perdendola vi
ritrovo! L'altro lato della pineta
era così buio! solitario! rovinoso!

Essere come voi non è così facile;
sembra ma non lo è sembra
cosa tanto facile essere con voi ma
cosa tanto facile non è.

Vi amo vi amo vi amo
sono caduta nella rete del male
ho le mani sporcate d'inchiostro
per amarvi nel male.

Cristo non ebbe così facile disegno
nella mente tesa al disinganno
Cristo ebbe con sé la spada e la guaina
io non ebbi alcuna sorpresa.

Candore non v'è nei vostri occhi
benevolenza era tanto rara
scambiando pugni col mio maestro
ma v'avrei trovati.

Vi amo? Vi amerei? Tante cose
nel cielo e nel prato ricordano
amore che fugge, che scappa
dietro le case.

Dietro ogni facciata vedere quel
che mai avrei voluto sapere; dietro
ogni facciata vedere
quel che oggi non v'è.



Tenere crescite (da Serie ospedaliera )

Tènere crescite mentre l’alba s’appressa tènere crescite
di quest’ansia o angoscia che non può amare né sé né
coloro che facendomi esistere mi distruggono. Tenerissima
la castrata notte quando dai singulti dell’incrociarsi
della piazza con strada sento stridori ineccepibili,
le strafottenti risa di giovanotti che ancora vivere
sanno se temere è morire. Nulla può distrarre il giovane
occhio di tanta disturbanza, tante strade a vuoto, le
case sono risacche per le risate. Mi ridono ora che le
imposte con solenne gesto rimpalmano altre angosce
di uomini ancor più piccoli e se consolandomi d’esser
ancora tra i vivi un credere, rivedo la tua gialla faccia
tesa, quella del quasi genio- è per sentire in tutto
il peso della noia il disturbarsi per così poco.





Bene, dunque, pazienza alle nostre anime
i mari scorrono freddi sulle nostre nude gole
tremanti. Mangeremo dalla nostra vuota mano
sorridendo vani. La brocca d'argento s'è chiusa di
scatto;
noi scattiamo via dalla noia, in un batter
d'occhio. Tentacoli di passione corrono a mo ' di rosa
come fiammeggianti lingue di opaca rossa lava. La
nostra anima
strappa con passione, il suo caminetto. Il vento grida
oof!
e se ne va. Fummo lasciati soli col nostro fratello ombelico.
Benissimo, così impareremo a
violentarlo. Soli. Parole nella loro fornace.




no non ti amavo capisco questo chiaramente di
nuovo o lo penso che
trovo il mio cuore fondamentalmente freddo ma
era dapprima una calda pietra, supplicando
d'aiutarti a giungere ad un punto ultimo
tra di noi, e così di nuovo mi separo da te e
mai più debbo tentare di farti succube
in mia mano, mai più porrò la
ascia tra di noi mai più a te correrò gridando
vedi questa musica!



mai ebbi cercato questa
calma che m'ha assalita, mai ebbi pensato
di riposare di nuovo nel muschio soffice della
gioia inoltre mai ebbi sospettato
che la calma potesse sorgere dall'acre delirio che
m'aveva governata ammalata sull'allaccio
dell'indecisione, debolezza sei stata il mio maestro
e il mio dominatore e pure m'hai condotta
al posto dove lento
amore e calma decisione truccano del loro
meglio, lavorano al telaio segretamente con
il mio pieno
assenso, non questionare ora che hai
trovato ciò che hai comunque tu l'abbia
ricevuto eppure conosco la strana
illuminazione alla fine di interminabili
camminate sprecate sul tacco della
tensione mi hanno portata vivente di nuovo nel
sole caldo entro la sua oscurità, nodo argentato
di scelta t'ho
seguito senza alcun dubbio che tu fosti
opera del diavolo e tuttavia m'hai portata
vacillante sino a dio la luna le stelle e
nessuna strada chiara guidò prima a tale
caso se non per caso, il caso del diavolo
in persona seguito
congruo senza alcuna speranza di guadagno
tranne quella
di salvare la faccia del diavolo senza un solo
singhiozzo, perciò dio devo riconoscere che fosti
opera del
diavolo che seguii con
nascosto cuore e nessun pensiero tranne quello
di salvare ciò che rimaneva dell'odio
e dell'impazienza
tumulto nel mio sangue e il pensiero di dio
nascosto nelle pieghe d'ogni impazienza.



Gli occhi crudeli dei pochi fortunati erano
una benedizione per la bassa moltitudine.
Forse hai smarrito il mio cuore, lei pensava
quando lui montò il suo corpo, senza il
ringraziamento di un sorriso. Intra le scarpe che
battono sul suo cuore è il fiume gelato
che scorre sotto la tua anima. Un fiume
tempestoso ha diviso i loro cuori e un mostro,
dagli occhi crudeli, li ha generati e li ha traditi.

Chiamata dalla polizia corsa a casa
lasciò la festa dei pochi schiamazzanti. Porta
con te la borsetta gridò il suo guardiano
ciononostante un'altra occasione generò anche
lei.



 


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