Il linguaggio è la casa dell'essere e nella sua dimora abita l'uomo.
Questo precorrere non è altro che il futuro unico e autentico del proprio esserci. Nel precorrere l'esserci è il suo futuro, e precisamente in modo da ritornare, in questo essere futuro, sul suo passato e sul suo presente. L'esserci compreso nella sua estrema possibilità d'essere, è il tempo stesso e non è nel tempo.
Vedo che sull'orologio sono le undici di sera. Dov'è qui il tempo? Sta nell'orologio? Si dice: il tempo viene esperito nel movimento delle lancette dell'orologio. Ma com'è allora, se l'orologio si è arrestato? Anche in tal caso, con l'arrestarsi dell'orologio, il tempo non è affatto svanito. Solo, non posso dire più che ora è.
La filosofia implica una mobilità libera del pensiero, è un atto creativo che dissolve le ideologie.
Solo l'arte interrompe la monotonia dell'essere.
A volte chi insegna deve alzare la voce. Addirittura deve gridare anche quando si tratta di una cosa tanto silenziosa come insegnare a pensare.
Il possibile si colloca più in alto dell'attuale.
La grandezza dell'uomo si misura in base a quel che cerca e all'insistenza con cui egli resta alla ricerca.
L'essenza dell'uomo ha la forma di una domanda.
L'angoscia è la disposizione fondamentale che ci mette davanti al nulla.
Nominare non distribuisce nomi, non applica parole, ma chiama entro la parola. Il nominare chiama. Il chiamare avvicina ciò che chiama. Tale avvicinamento non significa che ciò che è chiamato sia trasferito, deposto e collocato nell’immediatamente presente [...] chiamare è chiamare presso. E tuttavia quel che è chiamato non resta sottratto alla lontananza, nella quale proprio quel cenno di chiamata di lontano fa che permanga. Il chiamare è sempre un chiamare presso e lontano; presso: alla presenza; lontano: all'assenza.
Il chiamare è un invitare. È l’invito alle cose ad essere veramente tali per gli uomini. [...] La poesia nominando le cose, le chiama in tale loro essenza.
da PensieriParole
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