TERMINALI



Qualcosa mi ricordo della tua malattia, e mi sovviene un pensiero.

Il tempo dell'attesa non lo misuri in ore, perchè ogni volta che lo fai si dilata, prende la forma di ciò che senti; si contrae, prende la forma di muscoli irrigiditi.
E allora non si può dire un minuto, un'ora, un anno. Viene da dire solo lungo, interminabile.
Viene da dire che non vedi l'ora che finisca, perchè il dolore che provi è troppo. E non hai paura che finisca, perchè la paura è un'emozione della sopravvivenza, atavica ed efficace.
Ma tu sei in attesa della pace, d'un qualcosa che ti restituisca all'umano, d'un qualcosa che tanto si teme e poi si finisce per bramare.
Si chiama fine.


Nessun commento:

Posta un commento