TRECENTO ORE FA


Di nuovo un sottile tormento: rimpasto di immagini, ricerca di pezzi, ricordi rotti come pane secco. Ed io a raccogliere briciole, sul pavimento che è un tutt'uno con loro. 
Fatico a distinguerle, mi chino, più vicino al freddo che rimanda. Ci appiccico l’orecchio in cerca d’un’eco che mi trapassi, da parte a parte, rompendo i pensieri pesanti, aprendo ali nella testa che pulsa.
Non più di trecento ore fa mi guardavi da un piano più sotto e spesso leggevi di me, in cerca di te.
Trecento ore fa gustavo i risvegli, cantavo guidando. Ogni pensiero era il tuo, senza pieghe, senza pioggia.

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