Le immagini mentali (immagini di pensiero) sono riabilitate
a strumenti di conoscenza contro la tradizione del logos: metafore fondamentali
che afferrano gli spazi reali e surreali, in cui gli uomini vivono, si aggirano
e sono. Il mondo tecnolocizzato in un certo senso è diventato immagine, solo
dal fatto che l’immagine entra nel pensiero; o meglio, dal fatto che il pensiero
entra nell’immagine.
Ci dobbiamo spostare in primis sul terreno su cui viviamo e
moriamo, se non ci facciamo illusioni. Solo dopo che in un certo senso saremo
saltati nella radura dell’essere, saremo autenticamente difronte all’albero
fiorito, senza tradirlo come fa il mondo
della nostra contemporaneità che, profondamente trasformato dall’esplicazione
tecnica, non conosce più alcun suolo su cui sia possibile saltare: ogni salto
di pensiero conduce oggi all’abisso. Ciò che è necessario è una radicalizzazione
della sospensione del giudizio (epoché), precisamente facendo in modo che non
solo si tengano le distanze dal mondo e dalla vita, ma anche da ciò che fino ad
oggi è stato il logoro medium di vita e mondo: il linguaggio. E’ necessario un
“pensiero che vede”, che è posto “sopra” il discorso, che da esso emerge e che
ammette nei suoi tratti una qualità immaginaria, metaforica, di tipo elevato.
Immaginaria nel senso di una immagine che significa il concetto. Il pensiero più
avanzato deve occuparsi, per così dire, dei processi che danno immagini, per
illuminare le forme e i panorami dei concetti, dei discorsi e dei dati in cui
navighiamo attraverso una nuova modalità del vedere mentale. Il campo della
politica andrebbe indagato con l’aiuto di una teoria del flusso per ciò che
concerne le cariche semantiche o i vettori di senso.
(tratto da: ESERCIZI PER CAMBIARE LA VITA – IN DIALOGO CON PETER SLOTERDIJK)
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