Se la via giusta per
mantenere viva e migliorare la propria creatività è essere “amatori
– dal verbo latino amare”, cosa amo nel mio voler-esserci di ogni giorno?
Rinvio la domanda al fanciullino che dovrebbe abitare in me,
ma stenta a rispondermi. Mi accorgo che è un po’ risentito, il suo silenzio
parla chiaro.
Mi rimprovera:
- mi trascuri, non ti
prendi cura di me!
- sei troppo attenta ai
problemi di convivenza con te stessa!
- non ti curi di
nutrirmi, crescermi e tenermi in vita!
- la tua natura è
scappare: fattene una ragione!
Amo:
Quando i miei figli
parlano con me come “Believing Mirrors”, persone che ci
rispecchiano a noi stessi nella nostra luce più positiva.
Quando sento il guizzo
della vita che dal profondo invade ogni fibra del mio corpo. Quando si palesa a
me, fisicamente, costringendomi a canticchiare una canzone senza sapere da dove
arriva.
Un uso del linguaggio
che arriva dritto al cuore, senza mediazione logica, senza costringermi a
pensare. Arriva e basta, scatenando bellissime emozioni e risvegliando immagini
simboliche che annullano, nel momento in cui si palesano, il peso di una vita
che sembra solo lasciarsi vivere.
Sentirmi utile.
Sentirmi amata.
La bellezza, totale e
profonda, quella che mi porta altrove, mi fa volare.
L’entusiasmo, il
bagliore negli occhi, la fame insaziabile di umanità.
Riuscire a essere
piccola, bambina…quasi libera, anche se per una frazione di centesimo di
secondo, dimenticandomi di essere in questo mondo.
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