TEMPO – RICORDI - POSSIBILITÀ. Riflessioni raccolte dopo la visione di “Her” e “Interstellar”.


Affrontare la quotidianità, le difficoltà di tutti i giorni non è semplice. Così accade, non di rado, di richiamare il passato. Facciamo ricorso al passato per rassicurare le nostre paure, per avere delle conferme che non abbiamo. Il nostro vissuto è un abito che cuciamo quotidianamente, ma anche un luogo per rintanarci quando non ci sentiamo all’altezza delle situazioni.
“Samantha: …e poi ho capito che mi stavo semplicemente ripetendo che in me c’era qualcosa di sbagliato. Era una storia che stavo raccontando a me stessa. Mi ripetevo di non essere all’altezza, non è interessante? Il passato è solo una storia che raccontiamo a noi stessi.”
Dunque, superare le paure, sorprendersi, crescere è una disperazione. Le emozioni più forti e coinvolgenti sono fuori dal controllo della ragione. Disperarsi è emozionarsi e privarsi di qualsiasi difesa.
“Amy: Io dico che chiunque s’innamori è un disperato, innamorarsi è una pazzia, è come se fosse una forma di follia socialmente accettabile.”
L’emozione non varca i confini del corpo e del tempo e l’uomo può tramutare questa condizione in gioia. Tante volte siamo dimessi verso la gioia, ci concediamo dolore inutilmente credendo sia l’unica possibilità che abbiamo. Vivere è una possibilità, la possibilità, e dobbiamo solo concederci ad essa con disperazione e…gioia.
“Amy: La vita dura un attimo e finché la vivo mi voglio concedere…gioia.”
La fisica quantistica ci insegna che il tempo ha, infatti, una struttura diversa da quella che sperimentiamo nel quotidiano. Nell’infinitamente piccolo gli scienziati hanno ormai imparato a fare a meno del tempo, che pare destinato a rimanere “una grossolana nostra personale esperienza”, per usare una definizione di Carlo Rovelli, fisico teorico dell’Università di Marsiglia, che sostiene che “siamo noi a costruire il tempo, che è contenuto dentro capsule di vissuto, che esprimono quel presente di cui abbiamo esperienza”. 
“Noi siamo fatti di tempo”, “il tempo è un fiume che mi trascina, ma io sono il fiume; è una tigre che mi sbrana, ma io sono la tigre; è un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco”.
La fisica di Barbour ricorda il buddismo, dove la percezione del mondo è condizionata dall'accumulazione dei ricordi che si cristallizzano in un io fittizio, tutto è un gioco combinatorio di rapporti tra forme, nulla esiste per sé. Il mondo descritto da Barbour ricorda poi quello di Spinoza dove ogni cosa partecipa del tutto. Schroedinger, uno dei padri della teoria dei quanti, credeva che l’universo fosse cosciente. Questo ovviamente è molto poco scientifico, ma vicino alla percezione che abbiamo della realtà.
"Eppure un giorno morirò, pensa la gente davanti alla negazione del tempo. Che cos’è la morte? È solo un altro adesso, la sequenza continuerà con la decomposizione del corpo. E poi? Non c’è un poi, è tutto qui adesso in Platonia. Prenda la sequenza dei numeri: è ridicolo che il 17 dica che l’8 è morto solo perché è venuto prima". 
Se provate a tenere il tempo in una mano, vi scivolerà sempre tra le dita.
Mentre viviamo ci muoviamo in una successione di Adesso, afferma Barbour, e la domanda da porsi è: cosa sono queste entità? Secondo lo studioso ogni Adesso è una combinazione di tutti gli elementi dell’Universo.
Non esiste un momento passato che scorre verso uno futuro, ma, al contrario, tutte le possibili configurazioni dell’Universo; la totalità di tutti gli Adesso possibili possiede una struttura molto particolare.
Ogni punto di questo territorio è un Adesso; io chiamo questa terra Platonia.
Platonia è la reale arena dell’Universo.
L’illusione del passato emerge perché ogni Adesso in Platonia contiene elementi che appaiono come ‘ricordi; tutto ciò che abbiamo sono questi ricordi e si possono avere solo in questo Adesso.

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