ho la mia vena, io,
dove a volte scorre sangue,
e libri,
custoditi per momenti propizi,
libri lasciati a metà,
da riaprire quando il destino
mi avrà resa pronta.
alla terra ho chiesto fiori da raccogliere,
per farne un mazzo da nascondere.
con il velo sulle ciglia
ho sbattuto forte gli occhi,
contro muri alti
le mie mani hanno graffiato
ed ora, che non ho più unghie,
restano denti per ruggire.
grido, come squarcio in un arazzo,
i fili sfilati
a deformarne il motivo,
invano ricompongo per spezzare l'incantesimo
che si compie,
come si compiono gesta memorabili.
nella tana del mio non-senso
mi raccolgo e mi disperdo.
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